lunedì 18 aprile 2011

A GIULIETTA E ROMEO



Romantica luce, flebile irradia i giorni dell’addivenire,
di eterno amore ne canta gli echi, che da lontano le menti seduce
e di soffici riverberi lascia visione, nell’unisono estasiar di cuori.
Mai la vostra sinfonia conobbe lo sfumare, note d’eterno scolpite,
che la dea dell’amore, erta su spumose acque par udir cantare.

Tra un silenzio di foglie assopite da un seducente incanto,
in alto il tuo guardare si nutriva di visione, che tutto parea un sognare,
candida era l’amor tuo gentile, eterno bocciolo di rugiade imperlato,
luce di sorriso che i sensi adagiava su soffici nuvole d’amore,
sospinte da un carezzar ventoso, a striare il nascere di nuovi albori.

Oh! balcon fiorito, dolce è l’ospitar bellezza in perpetuo d’amor cantata,
l’udir sospiri d’amanti che cinico tempo, il vigore scemar non osa,
testimone sei del gran sogno d’amore che avversar destino voleva,
fato beffardo che solo il nome leggere sapea e non i lor cuori
e che forza donava a chi dividere voleva, con corazza d’orgoglio.

chiaro mattino era Giulietta tra l’oscura coperta della sera,
luce dorata, che sino allo stellare del firmamento, potea prestar splendore,
mentre cauto, celato da penombra, con il guardare pieno di sole,
l’amor suo Romeo, ferendo il silenzio, voce donava al cor suo,
elevando parol d’amore tali, che sempre saran commozione d’amanti.

di fosca luce parea, della soglia del domani, ingrigirsi il guardare,
sian sempre di disonor marchiati, color che soffocano l’altrui amare,
ma non vi è freddo inverno, che impedisca il primaveril germoglio,
e se l’umano vivere, ha posto muraglia a impedir cammino,
pietosa morte, dai vostri corpi ha liberato l’anime in eterno amare.



Vito




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